Tra un dio e un avatar, spettacolo di e con Lisa De Leonardis, Andrea Di Bella nel ruolo di Dio, Massimiliano Buono regia e disegno luci e SailorLost autore delle musiche originali, torna in scena a Roma Lunedì 23 gennaio - ore 21,00 - al Teatro Le Salette - vicolo del Campanile, 14 (Borgo AngelicO) - nell'ambito della rassegna internazionale di musica e teatro PratiCare. Una brillante e dinamica pièce contemporanea che trae ispirazione da "Le Baccanti" di Euripide ma pone l'accento sull'oggi e sul meccanismo del potere che opera inevitabilmente sull'uomo contemporaneo, facendo divertire ma anche riflettere.
Spettacolo finalista al festival internazionale di regia Fantasio Piccoli/Trento e al festival internazionale Teatri Riflessi/Catania.
"Un uomo, Penteo, nel senso di uomo/umano, perché lei, Penteo sulla scena è una donna. Un dio, capriccioso, infantile ma spaventoso nel suo essere acchina, insistente, che irrompe nella tranquillità (domestica?) di Penteo.
Penteo è chiamato a rappresentare l'umanità originale e come il primo uomo/donna sulla terra è curioso di conoscere l'esterno, è fiducioso, è animato di buoni propositi, è corretto, è puro. È il dio che lo devia, lo seduce, lo getta in pasto alla vita terrena.
Una tragedia che inizia come tutte le tragedie classiche ma che sembra un non-senso. La tragedia esiste, infatti, ancora e non cessa di distrarre dal reale; e non cessa di essere morte: morte metaforica, morte mediatica, morte biologica, poco importa. Una morte, però, che da principio Penteo rifiuta, non conosce e non riesce addirittura a pronunciare.
Una morte che si insinua nel desiderio del superfluo, nella vita virtuale colonizzata dai media, nella psicologia della sopravvivenza secondo la quale bisogna sempre e comunque resistere senza combattere, a cosa, però, non è ben chiaro.
Il pubblico vivrà questa colonizzazione, questo senso di distrazione dal reale, perché per tutto lo spettacolo sarà ripreso e proiettato sul fondale dello spazio scenico, spiato dalle telecamere.
Il pubblico sarà invitato a schierarsi e a prendere in mano le bombe, per entrare nel sadico meccanismo divino di conversione, perché il dio - persino quello euripideo, tanto vendicativo - è pur sempre un dio e ad esso si deve devozione ed ossequio.
Quasi senza rendersene conto, Penteo, si lascia prendere. Per distrazione? No, per un umano abbandono alla comodità, per un'istintiva voglia di appartenenza al branco, perché il senso di isolamento dal reale dove tutti sembrano essere diversi, dove nessuno lo ritiene credibile, dove è solo, è troppo pesante da sostenere.
Così, forte delle assuefazioni divine, fiero del suo nuovo essere, siederà addirittura allo stesso tavolo da pranzo di dio, pensando di avere oramai imparato il meccanismo della vita. Penteo diventa seduttore, baccante anche lui, senza rendersi neppure conto che quelli che veste sono i panni, quasi costumi teatrali, che dio gli ha fornito, per averlo finalmente ad immagine e somiglianza del suo volere. Perfetto"
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